La maestra risponde: dubbi di una mamma a proposito del sostegno

Ecco una nuova lettera. Aspetto le vostre, tramite la pagina Facebook, o altri contatti.

Integrazione e inclusione

"Salve, vorrei porle un quesito se possibile. I miei figli hanno quattro su cinque il sostegno didattico. I più piccoli hanno 10 e 9 anni, ma a scuola non gli fanno svolgere molte attività se non leggere e scrivere brevi pensierini e qualche operazione. Io l'anno scorso mi sono battuta molto per fargli far fare anche altre materie come scienze storia geografia ma non ho ottenuto nulla. Secondo lei sbaglio io a volerli far stimolare o loro a non volerli stimolare? Per cose come PC, giochi, telefonini e play station sono molto pratici. I maggiori sono gemelli e frequentano la 2 media in classe separate e loro svolgono bene o male tutte le materie, tant’è che uno dei due svolge i compiti regolari invece di quelli semplificati. Io non vorrei che i due più piccoli si ritrovino delle enormi lacune alle medie! Io ho proposto alle maestre di sostegno se potevano procurare delle fotocopie per le maestre di classe, ma non l’hanno fatto. Io credo che se scelgono questa professione lo devono fare anche col cuore."

Una lettera interessante, che pone molti quesiti sul ruolo dell'insegnante di sostegno nella scuola primaria e secondaria di primo grado. Cercherò, cara mamma, di andare per punti e dire cosa penso di questa situazione, o meglio, cosa farei io se fossi l'insegnante di sostegno dei suoi figli.

Sostegno e inclusione
INCLUSIONE: parola importantissima che risuona, oggi, si spera, nelle orecchie di tutti gli insegnanti. Ovvero, il bambino con disabilità deve essere incluso nella classe in cui si trova, deve poter partecipare attivamente alla vita di classe, portando con sè le sue competenze che, anche se differenti da quelle dei compagni, vanno valorizzate e utilizzate per creare qualcosa di bello insieme. Definizione non facile da applicare nella realtà, ma che, almeno a livello teorico, dobbiamo tenere a mente, per non incorrere in pratiche dannose per il bambino. INCLUSIONE è l'opposto dell'abusata parola INTEGRAZIONE: se io voglio integrarti cercherò di portare te al mio livello, se io invece voglio includere farò sì di accettarti per quello che sei e di aiutarti ad esprimere le tue potenzialità.
Questa introduzione per dire che il compito dell'insegnante di sostegno non è facile perché va a scontrarsi con un mondo ancora tradizionale dove le abitudini fanno da padrone.

Il lavoro non facile dell'insegnante di sostegno
Infatti, non è facile creare inclusione in una scuola che è spesso molto tradizionale, con insegnanti di classe che, presi da mille progetti, hanno fretta di terminare i programmi e spesso non riescono a ritagliare il tempo adeguato per creare momenti di didattica inclusiva. Allo stesso modo ci sono insegnanti di sostegno che ritengono più comodo portare fuori dalla classe l'alunno in modo da lavorare con lui singolarmente. Questa pratica, anche se spesso demonizzata, non è sempre un male: su un totale di ore di scuola comunque corposo, avere un rapporto uno a uno per qualche ora è utile al bambino per recuperare apprendimenti. Ovviamente tutto va valutato da caso a caso. Se un bambino segue la programmazione della classe non ha motivo di essere portato fuori; se un bambino, ad esempio, deve imparare a leggere perché in ritardo rispetto alla classe, saranno utili alcune ore in rapporto uno a uno con l'insegnante di sostegno, in silenzio e tranquillità. Questo vuol dire che le scelte dell'insegnante di sostegno sono sempre complesse e devono tener conto di vari fattori, a questo si aggiunge il fatto che spesso le ore concesse sono poche.

Buone pratiche nelle attività di sostegno
Se le ore di sostegno assegnate sono poche, è comune (capita in molte scuole) decidere di concentrare in quelle ore gli apprendimenti di italiano e matematica, quindi accade, come in questa testimonianza, che l'insegnante di sostegno segua il bambino principalmente in quelle ore, mentre durante le altre materie il bambino è a carico dell'insegnante di classe. In casi come questo, il buon rapporto tra colleghi dovrebbe far sì che si decida come operare: chi si occupa di cosa. L'insegnante di sostegno potrebbe preparare il materiale semplificato, mappe ad esempio, e fornirlo ai colleghi di classe, o procurare un testo specifico che loro possano utilizzare. Oppure, sarà l'insegnante di materia a preparare il materiale, magari (e questo è quello che farei io) approfittandone per fare mappe e sintesi con tutta la classe in modo che anche i compagni possano usufruirne.

Consigli per un dialogo con gli insegnanti
Il consiglio più rapido che le posso dare, alla luce di queste riflessioni, è di parlare con tutti gli insegnanti dei suoi figli. Come vede, le motivazioni possono essere tante (il tempo, le abitudini, i colleghi) e magari, raccontando da mamma le sue perplessità, troverà una strada per migliorare la situazione. Chieda di rivedere insieme il PEI (Piano Educativo Individualizzato) e la programmazione prevista per il bambino che in quel documento è inserita. Con la programmazione in mano si faccia spiegare quali obiettivi è stato previsto che il bambino raggiunga e  si informi su come procede. In questo modo capirà che il lavoro che i suoi figli stanno facendo è davvero eccessivamente semplificato come lei crede, oppure se è adeguato: gli insegnanti le sapranno spiegare le loro scelte.
Per quanto riguarda le materie di studio, chieda esplicitamente che i bambini possano usufruire di mappe e riassunti, se non possono studiare come i compagni. L'anno prossimo faccia inserire questa richiesta nel PEI, così sarà nero su bianco.

Stimolare i ragazzi e credere in loro
Lei mi chiede se è giusto stimolare i bambini: ma certo! Soprattutto i ragazzi con il sostegno, che apprendono in modo differente dai compagni, spesso trovano interesse nelle nuove tecnologie, che gli insegnanti, possibilità permettendo, dovrebbero poter usare anche a scuola.
Quindi, sì, continui a interessare i suoi figli alla tecnologia, ma anche alla natura e al mondo che sta loro attorno... così aggiungerà abilità e competenze che la scuola la sola non ha il tempo di trasmettere.

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